Il primo dei due chiostri bramanteschi della sede di Largo Gemelli, intitolato al Sommo Pontefice (1914-1922), cui per primo p. Gemelli presentò il progetto di un’Università cattolica.
«La nostra Università è stata concepita in un modo tutto affatto nuovo; essa ha bisogno di locali adatti a questo scopo. Mi spiego: molti la Università-la concepiscono come una scuola ove un maestro espone le dottrine e prepara i giovani all’esercizio, della professione: la Università non è, in questo caso, che· una continuazione del Liceo, del quale è un prolungamento estensivo. […]
L’Università dev’essere qualcosa d’altro.
Essa ha anche lo scopo di essere una scuola; ma. in primo luogo è il focolare ove si elaborano le dottrine. L’Università è lo strumento del progresso nel sapere e nelle arti perché qui gli uomini, dedicati solo allo studio e senza alcuna preoccupazione per la vita, attendono alla ricerca scientifica, in guisa da scoprire nuovi veri o trovare nuove applicazioni. E insieme con essi, in una collaborazione intima, grazie alla quale lo scolaro apprende dal maestro il metodo (che nella scienza è tutto) apportano il loro contributo anche i giovani che così si preparano alla vita. Fra questi alcuni mostrano speciali attitudini allo studio e rimangono nell’università a continuare le tradizioni ed a coltivare la scienza; altri invece ·passano a trasportare nella vita pratica i criteri ed i metodi della scienza e ad applicare i risultati.
È l’Università concepita in questo modo che diviene il focolaio della vita intellettuale di un paese, grazie al quale si assicura la grandezza di esso. Possiamo dire che un Paese varrà tra cinquant’anni quanto vale oggi la sua Università»
(A. Gemelli, L’Università Cattolica del Sacro Cuore, «Vita e Pensiero» 12 (2921), pp. 710-711)