Dal 1921 al 2021 l’evoluzione dell’aula tra le più rappresentative dell’Università
«Nella cerniera tra i due chiostri, quindi in posizione centrale, Muzio, sempre nello stesso biennio 1931-32, progetta la biblioteca con particolare attenzione agli elementi distributivi e funzionali e contestualmente al recupero delle volte del soffitto ad arcate ribassate. Per una lunghezza di 50 metri, il piano terreno, suddiviso in tre ambienti, viene attrezzato a deposito dei libri con scaffalature in acciaio per 200 mila volumi, collegato al piano sovrastante attraverso scala e montacarichi. Al piano superiore vengono distinti tre ambienti, l’ingresso, la distribuzione e la sala di lettura, concepiti singolarmente, ma inseriti nell’unica navata. All’ingresso preceduto da una cancellata in ferro l’architetto costruisce una quinta in muratura, che tuttavia non interrompe la prospettiva delle campate; in esse sono inserite due alte porte ad arco vetrate, al di sopra delle quali, su di un marcapiano, poggia la trabeazione con la scritta: «CHARITAS VERITATIS VERITAS CHARITATIS». L’immagine agostiniana, sicuramente nelle corde di Gemelli e dei suoi più stretti collaboratori, è un vero programma per il luogo preposto, che traduce il senso della ricerca. L’amore della verità che spinge la ricerca incessante dell’uomo è, nel cristianesimo, simmetricamente connesso alla verità dell’amore, alla conoscenza propria di Dio, al modo di conoscere quindi che deriva dalla fede.
Muzio suddivide il secondo ambiente con spazi destinati alla sala riviste e agli schedari sulla sinistra, al banco della distribuzione al centro e, sulla destra, alla sala di lettura riservata ai professori, alle stanze del direttore e del bibliotecario. Nella grande sala di lettura che occupa tutto il resto del corpo di fabbrica i tavoli centrali vanno nella direzione prospettica della navata, mentre nelle ali laterali, ribassate e parzialmente separate da tramezzi, i tavoli sono disposti a spina di pesce. Per quanto riguarda le finestre, l’architetto elimina i precedenti tamponamenti di chiusura. Così configurata, la biblioteca viene purtroppo demolita nel 1960 per far posto a nuove aule: sopra, la grande Aula Gemelli e, al piano terreno, le due Aule Pio XII e Giovanni XXIII. Anche le aperture vengono modificate ricostituendo le finestre all’interno delle arcate». (De Carli, Milano 2009, pp. 139-141)