L’ingresso della sede centrale dell’Università Cattolica e del Palazzo Uffici in Largo Gemelli, visti dai cancelli di Sant’Ambrogio; in evidenza l’ingresso con la Statua di Cristo Re di Giannino Castiglioni.
«Donata dagli aderenti all’Opera della Regalità di N.S. Gesù Cristo, dopo il primo anno dalla sua istituzione, la grande statua introduce una nuova iconografia del Cristo-Re. La solennità di Cristo-Re, infatti, era appena stata introdotta da Pio XI con l’enciclica Quas Primas l’11 dicembre 1925, a sottolineare la signoria di Cristo sul tempo e sulla storia, un primato che Giannino Castiglioni interpreta ridando al Cristo la maestà dei Cesari, accresciuta dalle potestà di maestro e di pastore benedicente, con la corona di spine, oltre che con la corona regale. Palazzo e statua venivano solennemente inaugurati con un memorabile discorso dell’arcivescovo Ildefonso Schuster, non a caso, il giorno della festa dell’Epifania il 6 gennaio 1930. Il Palazzo verrà ampliato fra il 1935 e il 1936 nell’edificio San Francesco proseguendo a elle in via Necchi, da dove si accede con la stessa modularità. Subirà il bombardamento della notte del 14-15 agosto del 1943 riportando ingenti danni proprio al centro della sua estensione longitudinale. La ricostruzione immediata comporterà alcune modifiche, come l’eliminazione della cappellina per gli impiegati al primo piano, dedicata alla Sacra Famiglia, ora sala Brasca.
Il 2 ottobre 1931 l’Università Cattolica prende finalmente possesso del Cenobio Cistercense e, quindi, iniziano i lavori sul corpo preesistente. Dopo aver orientato l’asse d’ingresso, Muzio, recuperando una precedente struttura perpendicolare a tale percorso, fra il 1931 e il 1932 porta a compimento la cappella.
Per l’importanza che essa assume nella nuova istituzione viene orientata su di un altro asse maestro che dalla nuova via Necchi entra in corrispondenza del suo ingresso. Muzio la orna con una facciata disegnata su due ordini e crea uno spazio di sagrato (cortile Pio XI) accompagnandolo a un’idea di portico. Frontone, arconi, tondi, nicchie. In cima un fastigio che funge da acroterio. In basso, sulla destra, una sorta di galleria lombarda si compone in un’unitaria tessitura di mattoni a vista di estrema raffinatezza che richiama l’architettura romanica lombarda della basilica di Sant’Ambrogio, ma anche il comporre dell’amato Serlio. Attraverso le architetture e gli scritti di quest’ultimo si comprendono i concetti di ricerca e di sperimentalismo che stanno alla base dell’esperienza del classico rivissuta nel Cinquecento secondo sovrapposizioni e accostamenti che acconsentono l’ingresso di una serie di valenze di tipo naturalistico ed emotivo. Tale riferimento volge il discorso architettonico dalla forma all’immagine, in parallelo, anche a quanto avviene alla fine dell’Ottocento alla scuola di Amburgo, da Berlage a Dudok, con un uso espressionista e vibrato delle superfici, nella semplificazione». (C. De Carli, La trasformazione in sede dell’Università Cattolica, in La fabbrica perfetta e grandiosissima, Vita e Pensiero, Milano 2009, p. 124 ss.)